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Storie di Grandi Imprenditori - Parte 8: Sergio Marchionne

Leggi delle imprese di colui che si potrebbe definire "il Re Mida delle Aziende in Crisi". Parliamo di Sergio Marchionne, L'uomo che ha risollevato le sorti della FIAT

Agosto 2024

Storie di Grandi Imprenditori - Parte 8: Sergio Marchionne

Quando pensiamo ai grandi imprenditori che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo del business, uno dei nomi italiani che spicca su tutti è certamente quello di Sergio Marchionne. Il suo percorso è un esempio straordinario di come il coraggio, la visione e la determinazione possano le sorti di un’azienda sull’orlo del fallimento come era la FIAT agli inizi degli anni 2000.

Ti diamo quindi il benvenuto ad un nuovo capitolo della nostra rubrica “Storie di Grandi Imprenditori”; siamo pronti a raccontarti un’altra vita straordinaria, una vita che ha già ispirato molti leader e manager e che, ci auguriamo, affascini anche te, come ha affascinato noi.

Da Commercialista a Dirigente: il Re Mida delle Aziende in Crisi

Sergio Marchionne nasce il 17 giugno 1952 a Chieti. A soli 14 anni, emigra con la sua famiglia in Canada, dove prosegue gli studi e costruisce le basi della sua futura carriera. La sua formazione è vasta e comprende una laurea in filosofia presso l'Università di Toronto, una in Giurisprudenza a York, in Ontario e una laurea in economia e commercio all'Università di Windsor; sempre a Windsor, ottiene anche un master in business administration.

Ma lauree e master non sono sufficienti a definire un personaggio come Sergio Marchionne; un uomo capace di vedere oltre i concetti accademici, di trasformare le sfide in opportunità, di infondere una nuova linfa vitale a progetti che sembrano destinati al collasso.

Marchionne era noto per il suo approccio diretto e senza fronzoli. Non indossava mai la cravatta, preferendo il suo caratteristico maglioncino nero. Tuttavia, il suo stile informale non deve trarre in inganno: era un leader incredibilmente esigente e attento ai dettagli. La sua capacità di combinare pragmatismo e innovazione è stata la chiave del suo successo.

La vita professionale di Sergio Marchionne inizia in ambito finanziario. Dopo aver completato gli studi, lavora come commercialista e avvocato fiscalista. Questa esperienza gli permette di sviluppare una profonda comprensione delle dinamiche economiche e fiscali, competenze che si riveleranno fondamentali nel corso della sua carriera.

Nel 1994, entra, in qualità di responsabile per lo sviluppo legale e aziendale e Chief Financial Officer, in Algroup (ex Lawson Group, poi acquisito da Alusuisse Lonza), un'azienda svizzera attiva nel settore dei metalli e della chimica. Grazie al suo talento nel risanare aziende in crisi, Marchionne continuerà la sua scalata ai vertici presso il Lonza Group Ltd, a seguito della separazione da Algroup, prima come CEO e poi, in breve tempo, con la nomina di presidente. Questo primo successo segna per lui l'inizio di una serie di incarichi di rilievo.

Nel 2002, Marchionne diventa CEO di SGS, una società di Ginevra, leader nei servizi di ispezione, verifica, testing e certificazione. Anche in questa occasione, riesce a trasformare l'azienda, migliorandone significativamente la redditività. Sempre nello stesso anno fa parte anche del Consiglio di Amministrazione della Multinazionale Serono, colosso svizzero delle biotecnologie farmaceutiche.

La sua reputazione di "risanatore" comincia a diffondersi e il lavoro magistrale fatto per la SGS non passa inosservato agli occhi della famiglia Agnelli, che, nel 2004, lo chiama a risollevare anche le sorti della Fabbrica Italiana Automobili Torino, meglio conosciuta come FIAT.

L’arrivo in FIAT: “Ma dove sono tutti?”

Nel giugno del 2004, quando Sergio Marchionne viene nominato amministratore delegato della FIAT, la celebre casa automobilistica italiana è ormai un'azienda in profonda crisi. Al suo arrivo, la situazione è disperata: FIAT perde l’astronomica cifra di circa cinque milioni di euro al giorno e il futuro appare alquanto ombroso.

È celebre l’episodio, narrato dallo stesso Marchionne in più di un’occasione, relativo ad una sua visita alla sede milanese della compagnia, nell’agosto dello stesso anno. Il nuovo CEO, appena insediatosi, si ritrova dinanzi agli uffici vuoti e, alla sua domanda “Ma dove sono tutti?”, gli viene risposto “sono in ferie”. Rimasto di stucco davanti all’assurdità di una gestione del genere da parte di un’azienda nel bel pieno di una plateale emorragia di denaro, l’incredulo Marchionne esclamò: “in ferie da cosa?!”.

Marchionne, deciso a porre rimedio a quello che lui stesso definisce un “atteggiamento estremamente provinciale” e che nessuna multinazionale si dovrebbe permettere di adottare se vuole restare competitiva sul mercato globale, si rimbocca le proverbiali maniche e, con il suo stile deciso e tenace, entra in azione e inizia a rivoluzionare la compagnia.

Il primo passo di Marchionne è una drastica riduzione dei costi. Non si tratta solo di tagliare le spese, ma di ottimizzare ogni processo aziendale. Riduce la burocrazia interna, snellisce la gerarchia e rende più efficienti le operazioni quotidiane. Uno dei suoi motti era: “Il tempo è denaro” e, per quanto si trattasse di una frase fatta piuttosto banale, Marchionne la interpretava alla lettera.

Non esita a chiudere impianti non redditizi e a ridurre il personale dove necessario e persino a decurtare diversi stipendi, pur cercando di minimizzare l'impatto sociale. La sua ristrutturazione organizzativa include anche la centralizzazione di alcune funzioni chiave, per avere maggiore controllo e uniformità nei processi decisionali.

Marchionne sa che per rilanciare la FIAT non basta ridurre i costi: servono anche una strategia di prodotto e una significativa dose di innovazione. Decide, così, di rivisitare e rilanciare modelli storici. Il caso emblematico arriva nel 2007, con l’immissione sul mercato della nuova Fiat 500, un’auto che, combinando nostalgia e modernità, diventa rapidamente un’icona di stile, nonché simbolo del nuovo corso di un’azienda pronta a rinascere.

Vengono anche introdotti altri nuovi modelli che possano rispondere alle esigenze del mercato globale. Da una parte, auto compatte ed efficienti per l’Europa; dall'altra, SUV e berline per il mercato americano. Il suo obiettivo è chiaro: adattare l’offerta ai territori e rispondere ai bisogni di un pubblico sempre più attento e diversificato.

FIAT torna a essere un brand competitivo, e Marchionne diventa un esempio di come la leadership visionaria e un carattere deciso possano fare la differenza. La sua capacità di motivare e guidare i suoi collaboratori è un aspetto cruciale del suo successo. Non si accontenta mai dei risultati raggiunti e spinge sempre verso nuovi traguardi, stimolando l’intero team a migliorarsi continuamente.

La Fusione Fiat-Chrysler: Un’Impresa Epocale

Una delle mosse più audaci di Marchionne avviene nel 2009, quando orchestra la fusione con Chrysler. In piena crisi dell’industria automobilistica americana, Marchionne vede un’opportunità dove altri vedono solo complicazioni. Con il supporto finanziario del governo statunitense, egli riuscì a salvare la Chrysler dal fallimento e a integrarla con FIAT. La nascita della Fiat Chrysler Automobiles (FCA) segna l’inizio di una nuova era per entrambe le aziende e permette alla FIAT di espandere la propria presenza nel Nord America.

La fusione con Chrysler non è certo stata priva di difficoltà. Integrare due culture aziendali così diverse e operare in mercati distinti richiede una grande capacità di mediazione e adattamento. Marchionne ha saputo gestire queste sfide con abilità, creando un nuovo modello di business che combina il meglio di entrambe le aziende. Sotto la sua guida, FCA lancia una serie di nuovi modelli che riscuotono grande successo in tutto il mondo diventando ben presto un colosso di risonanza globale. Con questa mossa superlativa Marchionne dimostra che l’integrazione culturale e aziendale, se gestita con intelligenza e lungimiranza, può portare a risultati straordinari.

Un Leader severo ma giusto

Marchionne non era solo un abile stratega finanziario, ma anche un leader carismatico, caratterizzato da un mix di innovazione e pragmatismo. Non era un fan delle gerarchie rigide e preferiva un approccio più diretto e informale. La sua avversione per le formalità si rifletteva nel suo abbigliamento: niente giacca e cravatta, solo un maglione nero. Questo look divenne il suo marchio di fabbrica, simbolo di un approccio pratico e diretto. Ma dietro questa apparenza semplice e conviviale, c’era un manager esigente, che sapeva esattamente cosa voleva ottenere e come ottenerlo.

Un altro aspetto fondamentale del suo stile dirigenziale era la sua formidabile capacità di comunicazione. Sapeva come trasmettere la sua visione in modo chiaro e coinvolgente. Era noto per essere molto rigoroso, ma anche per la sua abilità nel motivare i team. Il suoapproccio alla leadership era basato sulla fiducia nei suoi collaboratori e sulla delega di responsabilità; credeva nella meritocrazia e dava ampio spazio a chi dimostrava talento e dedizione. Marchionne era convinto che le persone dessero il meglio di sé quando avevano la libertà di prendere decisioni e di agire. Questo non significava però un’assenza di controllo: era sempre presente e attento ai dettagli, pronto a intervenire quando necessario. La sua capacità di combinare visione strategica e attenzione operativa era uno dei suoi punti di forza.

L’eccellenza della leadership di Sergio Marchionne emerge anche dal modo in cui gestì alcuni negoziati piuttosto turbolenti con i sindacati dei lavoratori.

Uno degli episodi più noti riguarda lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, vicino Napoli. Nel 2010, la FIAT decise di spostare la produzione della nuova Panda in questo stabilimento, ma solo a condizione di ottenere garanzie su maggiore produttività e flessibilità del lavoro. Marchionne propose il nuovo Contratto Collettivo Specifico di Lavoro(CCSL) che introduceva turni più lunghi, maggiore flessibilità e una riduzione delle pause. In cambio, FIAT avrebbe investito un miliardo di euro per modernizzare l’impianto, garantendo nuovi posti di lavoro.

Questa proposta incontrò una forte opposizione da parte dei sindacati, in particolare dalla FIOM, la Federazione Impiegati Operai Metallurgici. Tuttavia, Marchionne non si lasciò scoraggiare. Invece di cedere, portò avanti una campagna intensa, spiegando chiaramente ai lavoratori e all'opinione pubblica la necessità di questi cambiamenti per garantire il futuro dello stabilimento e dei posti di lavoro.

Alla fine, un referendum tra i lavoratori approvò il nuovo contratto, con circa il 63% dei voti favorevoli. Questo risultato permise a Marchionne di procedere con il piano di ristrutturazione, salvando lo stabilimento e dimostrando che, con la giusta combinazione di dialogo e fermezza, è possibile superare anche le opposizioni più rigide.

Un altro esempio significativo riguarda lo stabilimento di Mirafiori a Torino. Nel 2011, Marchionne negoziò un accordo che prevedeva investimenti per un miliardo di euro, finalizzati alla produzione di nuovi modelli Jeep e Alfa Romeo. Anche in questo caso, l'accordo richiedeva una maggiore flessibilità lavorativa, tra cui la possibilità di lavorare su tre turni, compresi i fine settimana.

Ancora una volta, la proposta incontrò una forte resistenza sindacale. Marchionne fu chiaro nel comunicare che senza tali cambiamenti, FIAT avrebbe potuto spostare la produzione altrove, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Nonostante le tensioni, riuscì a raggiungere un accordo attraverso un altro referendum tra i lavoratori, che accettarono le nuove condizioni con il 54% dei voti favorevoli.

Questo episodio dimostrò non solo le capacità negoziali di Marchionne, ma anche la sua abilità nel costruire consenso e nel convincere i lavoratori della necessità di cambiamenti dolorosi ma necessari. La sua fermezza e la sua chiarezza nel comunicare gli obiettivi aziendali furono fondamentali per il successo delle trattative.

L’Eredità di Sergio Marchionne

Sergio Marchionne morì il 22 luglio del 2018 a soli 66 anni a causa di una complicazione pervenuta a seguito di un’operazione alla spalla e che lo indusse in un coma profondo dal quale non riuscì più a svegliarsi.

La sua morte ha lasciato un vuoto enorme nel mondo dell’industria automobilistica e dell’economia italiana. Egli era ormai considerato una vera “leggenda” grazie alle sue imprese epocali e rivoluzionarie che, nel limitato spazio di questo blog, abbiamo potuto riportare solo in parte.

Ci sarebbero infatti molti altri aneddoti da raccontare su quest’uomo illustre, molte altre sue parole da riportare e molte altre sue prodezze da menzionare; ma ciò che ci preme evidenziare, come siamo soliti fare nelle nostre Storie di Grandi Imprenditori, è il suo lascito intellettuale, la sua visione, il suo coraggio.

Marchionne non aveva paura di affrontare discussioni spinose e sapeva quando essere fermo e quando fare concessioni. Non esitava a prendere decisioni difficili quando necessario, persino quando, a primo acchito e con sguardo superficiale, le sue azioni, potevano sembrare poco etiche nei confronti dei lavoratori che, invece, erano al centro dei suoi pensieri tanto quanto le aziende di cui si prendeva cura. Marchionne sapeva che, con una attenta comunicazione ed esprimendo con chiarezza i suoi propositi lungimiranti, alla fine, i risultati gli avrebbero sempre dato ragione. E così è stato.

Caro lettore, se questo articolo ti è piaciuto e ti ha ispirato, ti invitiamo a leggere anche i capitoli precedenti di questa nostra rubrica:

Alla prossima storia!

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