Silvio Berlusconi: Storia di un Ambizioso
Fin dove è giusto spingersi per inseguire le proprie ambizioni? Quale visione ha portato un giovane del ceto medio a diventare Cavaliere del Lavoro?
Settembre 2023

A diverse settimane dalla morte di Silvio Berlusconi, quando l’exploit di notizie, post sui social, e interventi di opinionisti vari sui media inizia ad affievolire, noi di YesWeNet vorremmo dedicare uno spazio al famoso e (per alcuni) famigerato imprenditore milanese. Non abbiamo nessuna intenzione di soffermarci sulla discutibilità o meno dei suoi metodi, o sulle sue inclinazioni politiche; né tantomeno sui suoi presunti deprecabili comportamenti “intimi” di cui il web è già sufficientemente saturo. No, noi qui vorremmo soffermarci a parlare di un unico determinante aspetto della sua personalità, un aspetto che, come rete di aziende unite da comuni sogni di successo, ci riguarda molto da vicino: l’ambizione.
La Genesi di un Visionario
A prescindere che lo si odi o lo si ami, la storia di Berlusconi ha tutti gli elementi di un’affascinante opera narrativa degna di uno di quei film hollywoodiani romanzati sulla vita dei grandi magnati (buoni o cattivi che siano) dell’industria e della finanza.
Silvio nasce a Milano il 29 settembre 1936 in una famiglia del ceto medio. Suo padre, Luigi, era un semplice impiegato di banca e sua madre, Rosa, una casalinga. Fin da giovane dimostra una spiccata dedizione al lavoro e un forte attaccamento al guadagno. Durante i suoi anni di studi, infatti, si cimenta in diversi mestieri, dalla vendita di aspirapolveri al ruolo di cantante e animatore su navi da crociera e locali notturni; passando per tanti altri umili lavoretti sempre svolti con maniacale dedizione e con la consapevolezza di aver soltanto intrapreso un cammino verso ben altri traguardi.
Nel 1961 si laurea in giurisprudenza con 110 e lode discutendo una quantomeno premonitrice tesi in diritto commerciale intitolata “Il contratto di pubblicità per inserzione” che l’agenzia pubblicitaria Manzoni di Milano volle premiare con un compenso di 500.000 lire. A questo punto era evidente che i presupposti per il futuro del giovane Silvio si stessero già intrecciando, infatti, probabilmente già proiettato verso le sue ambizioni, il promettente neolaureato decide di non esercitare mai la professione di avvocato e di inseguire i suoi sogni di gloria.
L’ascesa dell’imprenditore
Silvio Berlusconi esordisce come imprenditore a soli 25 anni, nel settore edilizio e immobiliare. Nel 1961, infatti, lo stesso anno in cui si laurea, fonda, insieme al costruttore Pietro Canali, la sua prima società Cantieri Riuniti Milanesi Srl. L’impresa riscuote subito un grande successo finanziario e, solo due anni più tardi, il rampante impresario già investe su un nuovo progetto e crea la Edilnord che, dopo un inizio già in ascesa, tra il 1969 con “Milano 2” e il 1976 con “Milano 3”, si rivela una vera e propria miniera d’oro per l’ormai inarrestabile Berlusconi. La sua intuizione visionaria è quella di stimolare e soddisfare la domanda di clienti facoltosi edificando, a pochi chilometri dal centro urbano, quartieri residenziali di lusso dotati di servizi all’avanguardia come la tv via cavo, il centro commerciale, complessi sportivi e cliniche private; ciò gli consente di vendere moltissimi immobili a prezzi esorbitanti e, al contempo, di farsi un nome in ambienti altolocati.
A coronamento dell’ampio successo della sua impresa edile e dei trionfali progetti “Milano 2” e “Milano 3”, il 2 giugno del 1977, Berlusconi riceve la nomina di “Cavaliere del Lavoro” dall’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone.
È solo l’inizio della storia, ma è evidente che il futuro imprenditoriale di Berlusconi è già chiaramente delineato.
L’espansione: dai media all’editoria
Proprio all’interno di “Milano 2”, nel 1973, Giacomo Properzj fonda l’emittente televisiva via cavo Telemilano che, attraverso la rete cablata presente all’interno del complesso abitativo, offre a tutti i residenti un nuovo apprezzatissimo servizio trasmettendo rubriche, informazioni e film. Berlusconi fiuta l’affare anche questa volta e, nel 1976, acquista Telemilano e la trasforma in una vera e propria televisione commerciale. Non solo amplia la programmazione con show, quiz, telefilm e cartoni animati; ma, sfruttando una falla normativa, inizia a trasmettere anche oltre i confini di Milano 2, raggiungendo diverse zone della Lombardia.
Da lì in poi il passo che condurrà alla Fininvest è breve. Nel 1978 nasce Canale 5 che, grazie all’acquisizione di altre emittenti locali, si espande a livello nazionale diventando la prima rete privata italiana, sfidando il monopolio della Rai e fungendo da apripista per le successive 2 reti della società: prima Italia 1 nel 1982 e poi Rete 4 nel 1984. Fininvest diventa quindi il principale gruppo aziendale di Berlusconi accrescendo a dismisura il suo patrimonio grazie all’aumento esponenziale dell’audience e ai conseguenti introiti pubblicitari.
Nel 1991, a seguito di un lungo e controverso processo di acquisizione, Silvio Berlusconi rileva anche la quota di maggioranza della Arnoldo Mondadori Editore, diventando di fatto il principale editore italiano nel settore libri e periodici. Questa operazione ha un impatto significativo sul panorama editoriale italiano, alimentando le prime accese controversie nei confronti dell’imprenditore milanese. Infatti, il Gruppo Mondadori all’epoca pubblicava tutti i maggiori quotidiani e diverse popolari riviste italiane e la sua acquisizione da parte di chi già controllava il 50% delle emittenti televisive italiane destò non poche preoccupazioni sulla libertà di stampa in Italia.
Il rovescio della medaglia
A seguito del clima di perplessità scaturito dall’acquisizione delle azioni Mondadori, è facile capire come mail l’ingresso in politica del Cavaliere, pochi anni dopo, scatenò reazioni contrastanti tra i partiti stessi e tra il popolo italiano.
Come anticipato, non ci soffermeremo sugli aspetti non prettamente imprenditoriali della vita di Berlusconi poiché, in questo frangente, non ci riguardano, tuttavia siamo qui per parlare della sua ambizione, ed è certamente quel sentimento che, oltre a spingerlo ad affrontare e a vincere grandiose sfide manageriali, lo ha incoraggiato nel 1993 ad intraprendere la carriera politica puntando direttamente alla Presidenza del Consiglio.
C’è da chiedersi se Berlusconi avesse previsto, a quei tempi, quanto questa svolta avrebbe influito sulla sua immagine pubblica e quanto nettamente si sarebbe delineato il divario tra i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Certo è che il focolaio di polemiche, accuse di conflitti di interesse e persino le incriminazioni esulanti la sua vita professionale e politica, da li in avanti lo avrebbero accompagnato fino (e oltre) il giorno della sua dipartita.
Il 12 giugno 2023 Silvio Berlusconi muore a Milano, all’età di 86 anni, per un arresto cardiaco. Persino la notizia della sua scomparsa suscita le reazioni più disparate che spesso (troppo spesso) trascendono in esagerazione sia sul fronte dei suoi ammiratori, sfociando in eccessiva idolatria, che su quello dei suoi oppositori che riescono ad arrivare a picchi di cattivo gusto deprecabili e inaccettabili a prescindere da quanto grande può essere la propria indignazione nei confronti di una persona.
Quale è il prezzo che vale la pena di pagare, dunque, per inseguire le proprie ambizioni? È una domanda complessa e priva di una risposta universale. Ogni individuo deve trovare il proprio equilibrio tra la ricerca del successo personale e il rispetto per gli altri e, soprattutto, per sé stesso.
Silvio Berlusconi è stato un personaggio che certamente si è reso partecipe di vicende discutibili. Nonostante le molte controversie e le cadute di stile, fin dai suoi primi passi nel mondo del business, era evidente lo spirito intraprendente e visionario che ne ha decretato l’ascesa rendendolo uno degli imprenditori più influenti della nostra era. Quello stesso spirito dovrebbe guidare e ispirare chiunque voglia puntare in alto, con la consapevolezza, però, di andare incontro a ostacoli, contrasti e decisioni difficili da ponderare con responsabilità e dalle quali potrebbe dipendere il futuro e lo stile di vita di molte altre persone.
YesWeNet promuove e apprezza l’ambizione e l’intraprendenza, ma non perde mai di vista l’importanza della rettitudine e dell’etica professionale. La nostra rete di imprese è composta da persone di diverse idee politiche e con diversi punti di vista. Nelle nostre aziende, per restare in tema, ci sono sia detrattori che ammiratori di Berlusconi, ma per nessuno di loro questo costituisce motivo di discriminazione o avversione; il nostro team resta sempre unito e la sinergia che ci contraddistingue va molto oltre le divergenze di opinioni, ma è invece alimentata dalla comune voglia di costruire ed emergere.
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