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Storie di Grandi Imprenditori – Parte 1: Steve Jobs

In questa prima parte della nostra nuova rubrica dedicata ai Grandi Imprenditori, parliamo di Steve Jobs, l’uomo che ha riscritto le regole dell’informatica e della tecnologia digitale

Gennaio 2024

Storie di Grandi Imprenditori – Parte 1: Steve Jobs

Caro lettore, oggi vogliamo inaugurare una nuova rubrica tutta dedicata ai business-men che, come te, non smettono mai di sognare e di volersi superare; una serie di Articoli tramite i quali intendiamo raccontarti le storie di alcuni tra gli imprenditori più famosi del mondo, visionarie menti brillanti che hanno raggiunto il successo partendo da zero o quasi. Sono storie di passione, determinazione, creatività e coraggio che, ci auguriamo, saranno per te fonte di ispirazione e riflessione, e che ti sproneranno ad affrontare, ancor più vigorosamente e con rinnovato entusiasmo, la tua scalata verso l’eccellenza.

In questa prima parte di “Storie di Grandi Imprenditori”, ti parleremo di Steve Jobs, l’uomo che, nonostante non possedesse capacità tecniche specifiche relative al settore tecnologico, nonostante non avesse alcuna formazione accademica o competenze di programmazione, ha letteralmente riscritto le regole dell’informatica e ha contribuito all’esplosione dell’era digitale in maniera più che sostanziale, grazie alle sue idee straordinarie e alla sua audacia. Mettiti comodo e tuffati nella sua vita.

L’uomo che ha messo l’informatica nelle mani di tutti

Steve Jobs è stato uno dei fondatori di Apple, la celebre azienda della Silicon Valley che, con i suoi prodotti informatici e tecnologici, ha rivoluzionato letteralmente la vita dell’intera umanità. Ma la sua storia non è stata sempre rose e fiori.

Steven Paul Jobs è nato nel 1955 da una coppia di studenti, Abdulfattah Jandali e Joanne Schieble, che si videro subito costretti a darlo in adozione a causa delle pressioni del bigotto padre di lei, che si opponeva alla loro unione per il solo fatto che Abdulfattah fosse musulmano.

Cresciuto in una famiglia di classe media, Steve mostrò fin da piccolo una grande curiosità ed una intelligenza fuori dal comune; ma anche un carattere ribelle e anticonformista; un lato della sua personalità che si rivelerà cruciale anche per la sua vita professionale. Dopo solo un semestre, abbandonò il college e iniziò a viaggiare per il mondo alla ricerca di sé stesso.

Nel 1976, insieme all'amico Steve Wozniak, fondò la oggi mastodontica Apple nel garage di casa sua, con l'obiettivo di creare personal computer; intuendo, con una prodigiosa lungimiranza, il potenziale di un nuovo mercato praticamente ancor prima che tale mercato esistesse. Steve Jobs capì che bisognava puntare sulla facilità di utilizzo e ebbe il coraggio di immaginare un futuro nel quale i personal computer sarebbero stati accessibili a tutti, anche a coloro che non fossero necessariamente provvisti di competenze informatiche e tecniche. Grazie alla sua visione e all’apporto tecnico del collega Wozniak, il giovane neo-imprenditore californiano superò di gran lunga il successo dei primi prototipi di PC dell’allora leader di settore IBM, ancora troppo complicati per gli utenti medi e per lo più utilizzati in ambito aziendale. La neonata Apple stava già reinventando non solo il mondo della tecnologia informatica, ma anche il modo in cui essa viene percepita dalla società.

Hemm… capo, sei licenziato!

Il successo fu immediato, ma, dopo qualche anno, Steve si ritrovò a subire un duro colpo. Nel 1985, infatti, scaturirono alcune profonde divergenze tra lui e il consiglio di amministrazione della Apple che portarono al suo allontanamento. La principale fonte di tensione fu dovuta all’insistenza di Steve Jobs nel voler gestire l'azienda concentrandosi sulla produzione di prodotti innovativi, di alta qualità, non compatibili con gli altri computer presenti sul mercato e, persino, a prezzi più alti dei competitors, mentre, il CEO John Sculley, assunto dallo stesso Jobs nel 1983, essendo, più orientato al mercato di massa, riteneva che l’anticonformista fondatore della compagnia fosse eccessivamente orientato all'innovazione, a discapito della gestione aziendale, e, con il sostegno degli altri membri del consiglio, lo costrinse a lasciare l’azienda.

Effettivamente, le vendite iniziali del Macintosh, all’epoca la sua più recente creazione, non soddisfecero le aspettative, proprio a causa del suo costo elevato e dell’impossibilità di reperire i pezzi di ricambio dalla concorrenza; ma, ciò nonostante, il visionario Jobs insistette sulla sua posizione ritenendo che la qualità e l’unicità dei prodotti Apple ne avrebbero decretato il successo e avrebbero proiettato l’azienda a livelli ben più elevati di quanto avrebbero mai potuto anche solo immaginare le sue aziende rivali. Come sappiamo, qualche anno più tardi la storia gli avrebbe dato ragione.

L’allontanamento dalla sua stessa azienda, fu un duro colpo, ma Steve non si arrese, si rimboccò le maniche e fondò altre due società, la NeXT e la Pixar, che si occupavano rispettivamente di software e di animazione.

Scusa se ti abbiamo cacciato Steve, ma ci serve una mano!

Il 1996, fu per lui l’anno della “rivincita”. La Apple, ormai in crisi senza la guida del suo geniale fondatore, con la coda tra le gambe, chiese a Steve Jobs di rientrare in azienda; e questa volta proprio con il ruolo di CEO. Questo evento segnò l'inizio di un periodo straordinario di successi e innovazioni che avrebbero definito la sua seconda fase in Apple e, con ancor più irruenza di prima, avrebbero segnato il pieno ingresso del mondo intero nell’era digitale.

Fin dai primi giorni dopo il suo rientro, Jobs rilanciò l'azienda con una serie di prodotti rivoluzionari che avrebbero cambiato il modo in cui interagiamo con la tecnologia e trasformato interi settori di mercato. Il primo grande parto della sua rinvigorita mente visionaria, fu l'iMac, presentato nel 1998, il quale ha ridefinito il design dei computer desktop. Poi, nel 2001, fu la volta dell'iPod, che cambiò clamorosamente l'intera industria musicale e il modo in cui la gente ne fruiva. Nel 2007 arrivò l'iPhone, il prodotto di punta della società californiana, l’oggetto che ha trasformato i telefoni cellulari in potenti dispositivi multimediali e che ha ridefinito completamente il concetto stesso di “comunicazione”. Infine, nel 2010, Jobs presentò l'iPad, il tablet firmato Apple, che portava la tecnologia implementata per iPod e iPhone su uno schermo di più ampie dimensioni, destinato a diventare uno strumento indispensabile per molte tipologie di professionisti, nonché un nuovo e diffusissimo mezzo di intrattenimento visivo, che ha sostituito, per le nuove generazioni, il televisore e il PC.

L’eredità di Jobs

La leadership di Jobs durante questa fase, non solo segnò il ritorno in auge della Apple, ma contribuì letteralmente a ridefinire la cultura del consumo di massa. Il suo approccio innovativo, combinato con un design eccezionale e una totale dedizione alla perfezione, ha consolidato la reputazione di quella che oggi, con tutta probabilità, si può ritenere essere l’azienda tecnologica più grande di tutti i tempi.

Purtroppo, la carriera di Steve Jobs fu interrotta dalla sua morte nel 2011 a causa di un tumore al pancreas. La sua eredità, tuttavia, persiste nelle tecnologie che ha introdotto e nel loro impatto duraturo sulla società moderna. La sua affascinante storia è un'epopea di resilienza, successo e cambiamento, che ancora oggi ispira e motiva molte menti ingegnose, incitandole a seguire le proprie passioni, a pensare in modo diverso (think different!) e perseguire le proprie visioni con coraggio e convinzione, senza temere il fallimento ed essendo sempre pronti a rialzarsi dopo ogni caduta.

Caro lettore, per questa prima parte è tutto, ci faremo risentire presto con altre “Storie di Grandi Imprenditori”!

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