Storie di Grandi Imprenditori - Parte 7: Enrico Mattei
Immergiamoci nell'avvincente vita di Enrico Mattei, il partigiano che divenne imprenditore e sfidò le superpotenze petrolifere mondiali fondando l’ENI
Luglio 2024
Bentornati cari fedeli lettori del blog di YesWeNet. Oggi approfittiamo della nostra consueta rubrica dedicata ai grandi personaggi dell’imprenditoria mondiale, parlandovi dell’avvincente vita di un vero eroe nazionale.
Enrico Mattei, è stato un imprenditore italiano straordinario, il cui nome è indissolubilmente legato alla fondazione dell'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi). Ma anche una definizione così altisonante risulta stare stretta a un uomo che, oltre che essere stato a capo del celebre “cane a sei zampe”, è stato un comandante partigiano e un paladino dell’economia italiana.
La sua visione e il suo coraggio lo portarono a sfidare le grandi multinazionali petrolifere e la sua vita, ricca di vicissitudini, rappresenta un esempio di come la determinazione e la passione possano cambiare letteralmente il corso della storia.
Da Fattorino a Dirigente
Enrico Mattei nasce nel 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese nelle Marche, in una famiglia di umili origini. Enrico è il primo dei cinque figli di Antonio Mattei, carabiniere, e Angela Galvani. Fin dalla giovinezza dimostra di essere dotato di grande intelligenza e determinazione, se pur vive un’infanzia da ribelle, disinteressandosi agli studi nonostante le raccomandazioni del padre che, cresciuto in povertà e costretto a lavorare fin dalla tenera età, non aveva potuto ricevere una buona istruzione e auspicava un futuro migliore per i propri figli.
Nel 1919, il Mattei senior va in pensione e la famiglia si trasferisce a Matelica, dove ci sono scuole migliori rispetto ad Acqualagna. Enrico viene mandato dai genitori in un istituto tecnico, ma sono più le volte che salta le lezioni di quelle in cui ci va. Infatti, nel 1922, a 16 anni, ancora refrattario ai solleciti del premuroso Antonio sul prendere seriamente la questione dello studio, abbandona la scuola prima di prendere il diploma e si concede un anno sabbatico.
In quel periodo inizia a lavorare come fattorino e verniciatore. La svolta arriva nel 1923, quando viene assunto dalla conceria Fiore. Qui, Mattei sembra avere una rivelazione, qualcosa si sblocca nella sua testa e, finalmente, inizia a studiare con entusiasmo la chimica e i processi legati alla produzione del pellame. Si interessa anche alla gestione aziendale, fa domande ad amministratori e dirigenti e impara con un ritmo straordinario, dimostrando un talento sorprendente che lo porterà ad una scalata di carriera fuori dal comune, passando dall’essere un umile fattorino a diventare direttore tecnico nel 1926. A soli 20 anni, quindi, Enrico Mattei è già un dirigente aziendale.
I primi passi da Imprenditore
Nello stesso anno della sua promozione, lo stipendio percepito dalla conceria Fiore, gli permette di mettere da parte un bel gruzzoletto che il brillante Enrico investe subito nella sua prima attività imprenditoriale: Apre un negozio di tessuti e lo affida nelle mani di sua madre. Curiosità: è lo stesso anno in cui viene fondata l’Agip, la compagnia petrolifera pubblica italiana, ma la storia terrà separata questa azienda dal rampante giovane marchigiano ancora per una ventina d’anni.
Il famigerato crollo di Wall Street, da cui scaturì la grande depressione del 1929, influì anche sulla vita di Enrico Mattei che, dopo 6 mesi di servizio militare sotto il regime fascista (del quale in futuro diverrà un aperto oppositore), al suo ritorno ritrova la conceria Fiore sull’orlo del fallimento, vittima anch’essa della crisi globale, per essere poco dopo testimone della sua definitiva chiusura.
Enrico, però, grazie alle competenze ed esperienze che aveva accumulato, se la cava molto bene, venendo assunto subito dopo dalla Max Meyer, l’azienda milanese che produceva le sostanze chimiche per la conceria Fiore. Mattei si trasferisce quindi a Milano e, nonostante il nuovo ambiente di lavoro fosse decisamente più strutturato e competitivo rispetto alla piccola conceria di Matelica, il ragazzo si distingue sin da subito anche in questo settore e, in un percorso di carriera che sembra sempre più dinamico e promettente, viene assoldato dalla società tedesca Lowental, anch’essa nel mercato dei prodotti chimici, in qualità di venditore numero uno sul territorio italiano.
Enrico adesso percepisce un ottimo stipendio e potrebbe vivere una tranquilla vita da lavoratore dipendente in agiatezza; tuttavia opta per una scelta più sfidante e coraggiosa. Vuole investire! Nel 1931, ormai esperto del settore, fonda l'Industria Chimica Lombarda Grassi e Saponi, iniziando con 2 soli operai per poi arrivare nel giro di 3 anni ad averne a stipendio ben 20.
È un gran bel periodo per l’ex ragazzino ribelle di Acqualagna. Gli affari vanno bene, nel 1936 il figliol prodigo compra alla sua famiglia un edificio residenziale a Matelica e si sposa con la viennese Margherita Paulas. Sempre in quegli anni il professore di statistica e suo amico Marcello Boldrini lo introduce nella cerchia degli intellettuali più influenti del cattolicesimo progressista, Enrico conosce e si integra con tanti personaggi importanti della politica dell’epoca e inizia ad interessarsi anche ad altre discipline quali la letteratura, l’arte e la filosofia.
Poi arriva la seconda guerra mondiale.
Oh partigiano…
Già alla vigilia del conflitto mondiale incombente, Enrico, che in gioventù, come moltissimi altri italiani illusi dal carisma del duce, era stato un sostenitore del fascismo, realizza che il regime di Mussolini è un disastro di proporzioni colossali e che rappresenta una sciagura anche per l’intera economia italiana, sempre più logorata dal rifiuto dell’innovazione perpetrato da un dittatore arrogante che con la sua chiusura mentale ostacolava ogni forma di progresso e di sviluppo.
Quando, dopo la caduta di Mussolini, viene costituita la Repubblica Sociale Italiana, che di fatto rendeva la nostra Nazione uno stato fantoccio occupato dai nazisti di Hitler, Mattei, sempre più insofferente di fronte alle atrocità dei regimi dittatoriali, si unisce alla Resistenza Armata. Tornato a Matelica, dove poteva sfruttare i suoi tanti contatti acquisiti durante la sua attività di venditore, riesce a reclutare molti combattenti e a reperire una grande quantità di armi. Il suo coraggio e la sua audacia nell’affrontare gli enormi rischi legati alla clandestinità di quelle operazioni, lo portarono a diventare ben presto un comandante partigiano di grande rilievo e la sua compagnia viene ancora oggi annoverata tra i più importanti gruppi della resistenza.
Durante la sua militanza, Mattei svolge un lavoro magistrale nella gestione delle risorse necessarie per portare avanti la resistenza e si rivela anche un formidabile stratega. Questo periodo della sua vita lo segna profondamente, fornendogli un network di contatti e una serie di abilità che si riveleranno fondamentali per il suo futuro.
Poi la guerra finalmente giunge al suo agognato epilogo e a metà del 1945, in Italia l’incubo è finito. Enrico Mattei torna a lavorare ricevendo quello che sembrerebbe essere un incarico di poco conto: commissario liquidatore dell'Agip.
Il salvatore dell’Agip
Dopo la guerra, L’Azienda Generale Italiana Petroli (Agip) è considerata ormai una società fallita, poiché gli investimenti pubblici perpetrati a favore della ricerca di idrocarburi non avevano prodotto buoni risultati e persino gran parte dei giacimenti che controllava all’estero erano andati persi o distrutti dagli attacchi militari.
Enrico Mattei, a quel tempo, viene assunto per accompagnare la compagnia verso il suo epilogo con il compito di liquidare la società e venderne tutti i beni e le risorse nel più breve tempo possibile. Se pur a malincuore, Mattei, da tempo grande sostenitore delle aziende pubbliche, si attiene al suo incarico e inizia a valutare le opportunità di vendita disponibili sul mercato.
C’è qualcosa, però, che insospettisce Mattei fin dall’inizio della sua attività di liquidazione: Nonostante l’Agip sia in rovina, riceve molte considerevoli offerte da aspiranti acquirenti. Il suo intuito gli suggerisce che ci deve essere qualcosa sotto, quindi interrompe la liquidazione di sua iniziativa, inizia a indagare all’interno dell’azienda e scopre che nel 1937 alcune analisi geologiche da essa effettuate avevano rilevato una probabile presenza di giacimenti di gas nella Pianura Padana. Continuando a investigare, viene a conoscenza del fatto che, nel 1944, l’ex direttore delle operazioni minerarie Carlo Zanmatti aveva di fatto scoperto un giacimento a Caviaga, nei pressi di Lodi, ma lo aveva tenuto segreto per evitare che la preziosa risorsa venisse confiscata dai nazisti, i quali all’epoca occupavano ancora il territorio.
È in questo preciso momento storico che il destino di Enrico Mattei svolta decisivamente verso il futuro che lo porterà ad essere protagonista di una di quelle storie di grandi imprenditori che appassiona i lettori di questo blog.
Il giacimento a Caviaga esiste davvero ed è anche molto grande! Non solo, dalle ricerche dell’ormai elettrizzato Mattei, scaturisce una concreta possibilità che ce ne siano molti altri in Val Padana, e tutti di dimensioni ragguardevoli.
Piuttosto che vendere tutto, dunque, Enrico Mattei decide di rilanciare l’Agip. Lui è ben conscio di quanto l’Italia abbia bisogno di risorse energetiche per dare nuova linfa vitale allo sviluppo industriale, soprattutto in un periodo tanto difficile come il dopoguerra. Nonostante le opposizioni politiche che lo contrastavano, dunque, il determinato leader della compagnia non ha nessuna intenzione di lasciare tutto quel gas alle solite aziende straniere; così, nel 1948 si dimette dal ruolo di commissario di liquidazione per assumere quello di vicepresidente e ordina di riprendere le trivellazioni in Val Padana alla ricerca di nuovi giacimenti ottenendo risultati strabilianti e superando persino le più rosee aspettative. Mattei e i suoi operai scoprirono una quantità esorbitante di riserve di gas naturale non solo nella Pianura Padana, ma anche nel resto del Paese.
La nascita del Cane a Sei zampe
Negli anni 50, sotto la sapiente guida del brillante Mattei, il nome Agip inizia a diffondersi in maniera sempre più capillare tra i cittadini italiani che ormai venivano fortemente incoraggiati dagli enti pubblici ad acquistare e utilizzare idrocarburi di provenienza territoriale. Adesso però serviva un marchio riconoscibile, un brand che accompagnasse la promozione dei prodotti dell’Agip.
Nel 1952 Enrico Mattei istituisce un concorso pubblico sulla rivista Domus per la creazione di un’illustrazione rappresentativa dell’Azienda Generale Italiana Petroli. A vincere tale concorso sarà un certo Giuseppe Guzzi, che in futuro si rivelerà essere il noto scultore Luigi Broggini, il quale, non volendo associare il proprio nome ad un concorso pubblico, partecipò sotto mentite spoglie.
Broggini tirerà fuori dal suo cappello il celeberrimo cane a sei zampe che immediatamente conquista Mattei per la sua originalità e forza comunicativa.
Relativamente al simbolismo del famoso logo, esistono diverse teorie. Quando, in seguito, verrà adottato anche dall’ENI, l'interpretazione ufficiale vedrà nelle sei zampe la rappresentazione delle quattro ruote dell'automobile unite alle due gambe del guidatore. Si dice anche che la creatura stilizzata raffiguri l'immagine di un "centauro moderno", ovvero di un connubio perfetto tra uomo e macchina, tra potenza e progresso. Altri vi intravedono anche un drago, simbolo di forza e dinamismo, oppure un cane da caccia, espressione di tenacia e fiuto per gli affari.
Al di là della sua valenza simbolica, il cane a sei zampe si è rivelato un logo straordinario per la sua immediatezza e riconoscibilità. Ancora oggi, dopo decenni, nonostante lievi modifiche di design, è uno dei marchi più noti e amati in Italia, capace di trasmettere valori come affidabilità, dinamicità e innovazione.
La Fondazione dell'ENI
Nel 1953, l’ormai quarantasettenne Mattei, a seguito di tutte le recenti vicissitudini e forte di una solida esperienza, ritiene che sia necessario dar vita a una nuova istituzione pubblica capace di sostenere e proteggere lo sviluppo del settore energetico in Italia. Nasce così l'idea di creare l’Ente Nazionale Idrocarburi, ovvero l’ENI, con la missione di sovrintendere alle iniziative e alle politiche di gestione delle risorse energetiche del Paese attraverso un conglomerato di società da essa controllate e sotto la guida dello stesso Mattei in veste di presidente. L’Agip sarà, da qui in poi, soltanto una di queste società, insieme a SNAM, Saipem, Anic e Sofid, alle quali se ne aggiungeranno in seguito molte altre.
L’ENI diventa subito un’azienda di dimensioni colossali. Dopo il primo anno di attività vanta già un utile di circa 2 miliardi di lire che, rapportati ai tempi moderni, corrisponderebbero ad oltre 30 milioni di euro. Le cose vanno alla grande, ma, ciononostante, viene rifiutata senza alcuna spiegazione valida dal cosiddetto "Consorzio per l'Iran", il cartello petrolifero istituito dalle 7 maggiori multinazionali petrolifere dell’epoca al fine di gestire congiuntamente l'estrazione, la raffinazione e la vendita del petrolio iraniano. Le compagnie che ne facevano parte erano Royal Dutch Shell, Anglo-Iranian OilCompany, Standard Oil of New Jersey, Standard Oil of New York, Standard Oil of California, Texaco e Gulf Oil; le quali, nel complesso, controllavano l’85% delle riserve petrolifere del pianeta.
I rappresentanti di queste superpotenze del petrolio avevano la possibilità di sfruttare i preziosissimi giacimenti iraniani, e avevano l’abitudine di riunirsi in gran segreto per decidere le sorti del mercato degli idrocarburi, sfruttando la loro predominanza monopolistica, quasi come una fantomatica setta occulta. È facile intuire che l’esclusione dell’ENI dal Consorzio per l’Iran, irrita non poco Enrico Mattei che, non trovando alcuna motivazione plausibile per tale diniego, ribattezza con spregio le società che ne facevano parte “Le Sette Sorelle”.
Sfida alle "Sette Sorelle"
La missione di Mattei è chiara: rendere l'Italia indipendente dal punto di vista energetico e spezzare il monopolio delle grandi compagnie petrolifere internazionali.
Anche le “Sette Sorelle” hanno subito pronto un epiteto dispregiativo per il presidente dell’ENI che iniziarono a chiamare con derisione “il petroliere senza petrolio”, a voler sottolineare la scarsità di risorse energetiche dell’Italia, oltre al fatto che l’ENI non rappresentasse per loro una vera minaccia, ma più che altro una trascurabile seccatura limitata alla sua intrusione sul mercato italiano degli idrocarburi, fino ad allora rientrante nel loro predominio. Ovviamente, stavano pericolosamente sottovalutando la determinazione di Enrico Mattei.
Se pur nei primi anni di attività l’ENI ha difficoltà ad espandersi all’estero a causa degli ostacoli burocratici perpetrati dal governo, la società si dà da fare non poco, costruendo migliaia di chilometri di gasdotti lungo tutto il territorio nazionale e molti impianti per la raffinazione del petrolio che, all’epoca, scarseggiavano in tutta l’Europa.
Mattei però vuole andare oltre e dichiara guerra alle Sette Sorelle adottando una strategia innovativa e aggressiva. Egli non vuole soltanto creare una multinazionale petrolifera capace di competere a livello globale; vede l'ENI come uno strumento per l’indipendenza energetica del suo Paese e per il progresso economico nazionale. Nel 1954, dimostra la sua visione riducendo il prezzo del gas venduto in Italia del 12%, iniziando ad esportarlo anche in Svizzera e Baviera. Questo è solo l’inizio.
Nel 1957, finalmente, un'importante svolta legislativa conferisce all'ENI autonomia gestionale completa, consentendo a Mattei di stringere accordi con nazioni straniere senza la necessità dell'approvazione governativa. Questo cambiamento apre le porte a una serie di contratti strategici con paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, incluso l'ambito Iran.
Ciò che sarà determinante per la riuscita dei piani di Enrico Mattei, sarà la sua cosiddetta “politica terzomondista”. Conscio del fatto che gli stati più ricchi sfruttano le risorse dei paesi poveri produttori di petrolio approfittando della propria posizione predominante sul mercato. Il presidente dell’ENI non solo coglie la deplorevole ingiustizia di tale condotta, ma la considera anche un’occasione da non perdere per sferrare un colpo vincente alle sue sette rivali.
Infatti, nonostante l'ostilità delle Sette Sorelle, Mattei riesce a negoziare con le nazioni produttrici di petrolio dei termini vantaggiosi che prevedono, in molti casi, la cessione del 75% dei profitti ad esse, rispetto al 50% offerto dalle grandi compagnie. Come se non bastasse, la compagnia italiana si offre di contribuire alla costruzione di infrastrutture in questi stati, promuove nuove assunzioni e predispone ai loro cittadini delle borse di studio per andare a studiare in Italia. Adesso le Sette Sorelle sono davvero furibonde, ma anche impotenti di fronte all’avanzata inarrestabile del cane a sei zampe.
Come se non bastasse, nel 1958, Mattei firma un accordo rivoluzionario con l'Unione Sovietica per l'acquisto di petrolio a prezzi inferiori rispetto alla media del mercato. Questo passo audace non solo mette ulteriormente in discussione il dominio delle Sette Sorelle, ma inizia anche a spaventare gli Stati Uniti. Il timore che il petrolio sovietico possa acquisire una posizione di predominio nell'economia europea spinge gli americani a offrire a loro volta all’ENI condizioni più favorevoli, per evitare che l’Italia diventi troppo dipendente dall'URSS.
Mattei, sfruttando le tensioni geopolitiche a vantaggio dell'Italia, dimostra ancora una volta la sua abilità di negoziatore. La sua strategia si rivela vincente, poiché molti paesi produttori di petrolio iniziano a preferire l'ENI alle altre compagnie internazionali. Per le Sette Sorelle tira una brutta aria!
Le Controversie e la Morte
L'espansione dell'ENI non è tuttavia priva di ostacoli. Oltre ai contrasti perpetrati dalle Sette Sorelle, Mattei deve combattere anche contro la politica italiana.
Per quanto in termini strutturali l’azienda sia cresciuta esponenzialmente grazie alle manovre del suo presidente, proponendo contratti competitivi alle nazioni fornitrici di petrolio, agli inizi degli anni 60 essa ha accumulato un debito pari a 700 miliardi di lire che gravano sul bilancio dello Stato italiano inducendo molti politici a non vedere di buon occhio il disegno di Mattei per quello che, in fin dei conti, è pur sempre un ente pubblico.
Nonostante le controversie, il leader dell’ENI continua a difendere la sua visione a lungo termine, sostenendo che i suoi investimenti porteranno, nel giro di un decennio, benefici enormi non solo all'azienda, ma all'intera economia italiana.
Purtroppo, Enrico Mattei non vivrà abbastanza per vedere realizzati tutti i suoi piani. Il 27 ottobre 1962, L’aereo su cui sta viaggiando si schianta misteriosamente durante la fase di atterraggio vicino a Milano. Inizialmente archiviato come un incidente, il caso viene riaperto nel 1995 e diventa oggetto di numerose indagini che hanno sollevato sospetti di sabotaggio. Nel 2003 si arriva alla conclusione che, molto probabilmente, la caduta dell’aereo fu frutto proprio di un atto intenzionale.
Si è speculato molto su questo presunto delitto; qualcuno sostiene che ad ordirlo siano state proprio le Sette Sorelle, o alcune delle compagnie che ne facevano parte, qualcun altro crede che i mandanti siano da individuare tra gli esponenti della mafia, altri ancora accusano gli Stati Uniti. Tuttavia, a oltre quarant'anni di distanza, i veri responsabili rimangono tuttora sconosciuti.
L’Eredità di Enrico Mattei
La morte di Mattei, l’uomo che più d’ogni altro aveva lottato per lo sviluppo industriale ed energetico dell’Italia, fu all’epoca una notizia difficile da metabolizzare per tutti i cittadini del Bel Paese.
Grazie alla sua visione e al suo coraggio, anche dopo la sua dipartita, l'ENI ha continuato a crescere ed è diventata una delle principali compagnie energetiche al mondo. La sua politica di collaborazione con i paesi produttori di petrolio ha cambiato radicalmente il modo in cui le nazioni negoziano con le multinazionali, contribuendo a ridurre le disuguaglianze economiche a livello globale.
Mattei è ricordato non solo come un grande imprenditore, ma anche come un uomo di grande integrità e visione. La sua vita è un esempio di come la determinazione e la passione possano superare qualsiasi ostacolo e portare a risultati straordinari.
La storia di Enrico Mattei è quella di un uomo che ha saputo vedere oltre i limiti del suo tempo, sfidando i poteri forti e lavorando per il bene del suo paese. La sua vita e le sue imprese rimangono un esempio di coraggio, innovazione e dedizione, valori che continuano a ispirare le generazioni future.