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Storie di Grandi Imprenditori - Parte 9: Sam Altman

La storia che vogliamo condividere con te nel 9° capitolo di questa rubrica è quella di Sam Altman, la mente dietro OpenAI e ChatGPT. Un Pioniere Assoluto, che punta direttamente a cambiare il mondo.

Settembre 2024

Storie di Grandi Imprenditori - Parte 9: Sam Altman

Per i più, l'intelligenza artificiale è una rivoluzione tecnologica paragonabile, per impatto, a eventi epocali come l’invenzione del telefono e l’avvento di Internet; ma per i più visionari e ottimisti, sarebbe piuttosto da mettere a confronto con momenti molto più eclatanti della storia dell’umanità, come l’invenzione della scrittura stessa, dell’energia elettrica o persino della ruota!

Sebbene le sue prime “timide” applicazioni risalgano alla prima metà del secolo scorso, nei recentissimi anni l’evoluzione di questa tecnologia ha subito un’impennata fuori da ogni previsione e immaginazione, trasformando il nostro modo di vivere e lavorare e aprendo orizzonti impensabili.

Tra i principali artefici di questo sviluppo repentino e (sembra) inarrestabile, sicuramente si colloca Sam Altman, un genio sognatore che, con il suo lavoro, sta ridefinendo il futuro della tecnologia ed è diventato uno dei più promettenti “giganti” della Silicon Valley, la celebre fucina di innovazioni hi-tech avveniristiche della California.

Avvisaglie di Genialità e Determinazione

Nato nel 1985 a Chicago e cresciuto a St. Louis, nel Missouri, Sam Altman non è mai stato un bambino comune. A soli otto anni, mentre i suoi coetanei giocavano con le macchinine e con i Playmobil, lui già imparava a programmare e, nei momenti di noia, smontava e rimontava il suo computer, curioso di capirne il funzionamento.

Il suo talento venne subito notato dai suoi genitori che, per assecondarlo e incentivarlo, non appena adolescente lo iscrissero alla John Burroughs School, uno dei più prestigiosi istituti preparatori per il college degli Stati Uniti.

Ma la vita di Sam non è stata solo una passeggiata trionfale. Durante l'adolescenza, scoprì di essere omosessuale, cosa che, nel Missouri (in verità in tutto il Midwest statunitense degli anni '90), comportava notevoli difficoltà vista la mentalità ancora parecchio retrograda e la poco celata discriminazione che regnava nei confronti dei gay. Con grande coraggio, tuttavia, Sam fece coming out di fronte a tutta la scuola durante un'assemblea, diventando così, in quel preciso istante, un attivista per la tolleranza nei confronti degli omosessuali; ottenendo non poche soddisfazioni e spronando molti altri ragazzi nelle sue stesse condizioni a rivelarsi senza timore. Il suo impegno in tal senso, la perseveranza e la capacità di ispirare gli altri, saranno tratti distintivi che caratterizzeranno anche la sua futura vita professionale.

Da Stanford a Loopt

Dopo il diploma, Altman si iscrisse alla celebre Stanford University per studiare informatica e approfondire la sua conoscenza di questa materia che lo appassionava sin da quando era bambino. Tuttavia, dopo soli due anni, decise di abbandonare gli studi, non perché mancasse di capacità, ma per l’esatto contrario! Il giovane genio trovava i corsi inconcludenti e poco stimolanti! 😲 In futuro infatti asserirà che in quel periodo aveva imparato di più giocando a poker che frequentando le lezioni. 😅

Nel 2005, a meno di 20 anni, fondò la sua prima società con l’intento di lanciare sul mercato Loopt, un'app di sua invenzione che permetteva di condividere la propria posizione in tempo reale con i propri contatti. Se stai pensando che non è nulla di che, dovresti proiettarti ad inizio millennio, quando non esistevano ancora né WhatsApp né altri social o applicativi che permettessero di fare una cosa del genere!

Loopt era un'idea innovativa, un precursore di molte applicazioni di geolocalizzazione odierne. Pensiamo a come oggi diamo per scontato la possibilità di condividere la nostra posizione con gli amici tramite smartphone. Eppure, quando Altman lanciò Loopt, questa era una novità assoluta, capace di catturare l'immaginazione di investitori e utenti.

È per questo che, nel 2011, il progetto Loopt gli aprì le porte di Y Combinator, l'acceleratore di startup più famoso della Silicon Valley, fondato e gestito da Paul Graham e Jessica Livingston. Sebbene Loopt non ottenne il successo sperato, l’app venne comunque venduta nel 2012 alla Green Dot Corporation per ben 43 milioni di dollari. Una cifra niente male! Ma per il giovanissimo Sam, il risultato migliore di quest’esperienza era rappresentato dal fatto che gli fornì un trampolino di lancio verso traguardi ben più ambiziosi.

L'Ascesa in Y Combinator

Fin dai suoi inizi in Y Combinator, Sam Altman conquistò la fiducia e l’ammirazione dei fondatori Graham e Livingston, grazie al suo incredibile intuito e alla capacità di riconoscere i progetti più validi e promettenti tra le tante startup facenti parte del gruppo.

Dopo soli 3 anni, infatti, passò dall’essere un semplice startupper di Y Combinator a diventarne presidente. Sotto la sua guida, l'incubatore vedrà nascere e crescere alcune delle startup più influenti del mondo, come Airbnb, Reddit e Twitch. Altman dimostrò di avere un talento innato nel riconoscere le idee che possono cambiare il mondo e sa bene come supportare gli imprenditori nel realizzarle.

La sua capacità di vedere oltre l'ovvio e di incoraggiare l'innovazione ha reso ancora più grande Y Combinator. Il suo impegno e la sua visione strategica hanno portato la società californiana a nuovi strabilianti livelli di successo. 🚀

Durante il suo mandato, Altman affinò le sue capacità di mentore e guida, sviluppando un occhio clinico per i progetti ad alto potenziale. La sua abilità nel riconoscerli non era solo una questione di istinto, ma anche di esperienza e conoscenza del settore tecnologico. Questo lo rese una figura chiave nel panorama delle startup, capace di trasformare idee innovative in realtà di successo e riducendo al minimo il fattore rischio (che per una società di Venture Capital come Y Combinator non può che essere il massimo delle aspirazioni!).

La Visione del Futuro: l'Intelligenza Artificiale

Da una miniera di idee come Altman, tuttavia, non ci si poteva certo aspettare che si riducesse a finanziare e promuovere progetti altrui. La sua vera passione restava l’informatica. All’età di 30 anni, infatti, era più che deciso ad investire tutte le sue energie su quello che riteneva essere il settore tecnologico del futuro: l’Intelligenza Artificiale.

Nel 2015, il sempre più “illuminato” informatico statunitense, riuscì a coinvolgere in un nuovo progetto una serie di giganti del mondo del business e della tecnologia digitale, tra i quali comparivano figure del calibro di Elon Musk, Peter Thiel (cofondatore insieme a Musk di PayPal) e Jeff Bezos (il “re” dell’eCommerce e fondatore dell’impero Amazon). Il suo nuovo progetto si chiamava (lo avrai indovinato) OpenAI e, come ormai sappiamo, era destinato a cambiare letteralmente il mondo intero con una drasticità che non si vedeva da secoli (o forse millenni).

Altman era deciso a sviluppare un'intelligenza artificiale avanzata, che fosse però aperta a tutti (da qui il nome “OpenAI”). Da grande visionario quale era, egli voleva evitare che questa tecnologia cruciale restasse nelle mani di poche grandi aziende, ma, piuttosto, renderla uno strumento di crescita e progresso al servizio del mondo intero. Anche Elon Musk sposava questa filosofia. Inizialmente, OpenAI nacque, infatti, come ente senza scopo di lucro con un budget di partenza di un miliardo di dollari.

La corsa al Brevetto

A guidare OpenAI nei suoi primi anni furono soprattutto Sam Altman ed Elon Musk, uniti dalla loro visione comune “gratis e per tutti”. Entrambi erano preoccupati del fatto che Google, avesse già acquisito DeepMind, una società che all’epoca era all'avanguardia nello sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale.

Altman e Musk temevano che l'AI potesse restare confinata per anni nelle mani di pochi “colossi” del mondo tech, i quali avrebbero avuto il potere di tenerla “in cantina” e limitarne lo sviluppo, ottenendo così un potere eccessivo. I due soci volevano sviluppare la loro AI prima che una grande azienda multimiliardaria riuscisse a brevettarne la tecnologia.

Fin dal primo anno, OpenAI iniziò, quindi, a reclutare i migliori professionisti e ricercatori nel campo dell'intelligenza artificiale, sfruttando anche il forte ascendente di Musk (una vera “rockstar” in quell’ambiente!). Trovare i talenti giusti non era semplice: era necessario cercare tra coloro che avevano la formazione adeguata; e non è che gente del genere cresca sugli alberi!

Tuttavia, Il progetto partì molto bene. Già dopo un solo anno dal suo inizio, venne presentata la prima release: OpenAI Gym, una piattaforma gratuita che permetteva di accelerare l'addestramento dei sistemi di machine learning. Nel 2017 fu la volta della prima collaborazione di grande rilievo della neonata startup; Altman e soci investirono circa 8 milioni di dollari nella tecnologia di Cloud ComputingAzure, lavorando fianco a fianco con la Microsoft.

Ma l’evento che segnerà il davvero destino di OpenAI arrivò nel 2018, anche se, lì per lì, non suscitò tutto quello scalpore che era destinato ad originare negli anni a venire. Quell’anno nacque il primo modello di Generative Pre-trained Transformer, più conosciuto come GPT. Si trattava di un sistema tecnologico basato sull’intelligenza artificiale come mai se ne erano visti prima di allora; una tecnologia che non solo era in grado di elaborare dati e risolvere problemi, ma addirittura di generare contenuti originali partendo da una semplice istruzione!

Ma proprio in un momento così cruciale e delicato, d’avanti ad una nuova sfida che comportava un enorme investimento di energie e risorse e del cui successo ancora non si aveva nessuna certezza, OpenAI subì un duro colpo. Elon Musk abbandonò il progetto!

L’abbandono di Elon Musk

Con le sue dimissioni dal consiglio di amministrazione di OpenAI, Elon Musk, che era anche il principale finanziatore della startup, lasciò di stucco sia Sam Altman che gli altri soci. Certo l’imprevedibilità non è una novità quando si parla di Musk, ma nessuno probabilmente si sarebbe mai aspettato un completo cambio di prospettiva da parte dell’eccentrico multimiliardario che inizialmente sembrava tanto entusiasta del progetto. Elon Musk, infatti, iniziò a manifestare una palese avversione per l'intelligenza artificiale generativa, additandola addirittura come un pericolo concreto per il futuro dell’umanità! 😱

Le ragioni esatte per cui Elon Musk lasciò OpenAI sono state oggetto di molte speculazioni e non sono mai state confermate in modo definitivo, secondo i più, la sua defezione fu dovuta ad un conflitto di interessi con la sua azienda principale, la Tesla, che richiedeva tutte le sue attenzioni. Tuttavia, secondo Altman e altri membri dello staff di OpenAI, le cose non stavano così: Musk avrebbe cercato di convincere i soci a lasciargli il controllo del progetto facendo leva sul proprio potere mediatico ed economico, minacciando che se ne sarebbe andato se non avessero accettato. Una sorta di ricatto, insomma, questo secondo quanto sostenuto dagli altri membri del CdA (non da noi, sia chiaro!). Altman, però, non avrebbe ceduto e Musk mise in pratica le sue minacce (parliamo di questa vicenda anche nel quinto capitolo di “Storie di Grandi Imprenditori”).

Ad ogni modo, l’abbandono di Elon Musk allontanò anche diversi altri potenziali finanziatori e la situazione per Altman si complicò non poco: la ricerca sull'intelligenza artificiale, infatti, è molto costosa e non può andare avanti senza fondi certi e consistenti ogni anno. Così, per proseguire senza i dollari dell’ex-socio, Altman optò per una nuova soluzione: Monetizzare!

Nel 2019 creò una divisione di OpenAI a scopo di lucro per vendere prodotti software e ottenere i fondi necessari allo sviluppo dei progetti in cantiere. L’azienda assunse una struttura societaria particolare: Di punto in bianco, esisteva una società senza scopo di lucro, la OpenAI Inc., che controllava un'altra società a scopo di lucro, la OpenAI Global. Questo stratagemma permise ad Altman di accedere ai finanziamenti di Microsoft, che acquistò il 49% di OpenAI Global. Era evidente che anche il colosso di Bill Gates voleva essere protagonista nel campo dell'intelligenza artificiale.

La mossa strategica di Sam Altman offrì a Musk un'altra occasione per gettare infamia su OpenAI, accusando la società di aver tradito la missione iniziale di creare una tecnologia da condividere con il mondo e che ora sarebbe mossa solo dal profitto. Ma nonostante i tentativi di Musk di affossarla, prima privandola dei fondi e poi attaccandola per aver istituito una branca a scopo di lucro proprio a causa di tale “batosta” finanziaria, OpenAI riuscì a sopravvivere e a proseguire con la ricerca. E i risultati non tardarono ad arrivare.

ChatGPT: dagli “Smanettoni” al Grande Pubblico

A questo punto Sam Altman era già noto come uno degli imprenditori più abili della Silicon Valley: i suoi investimenti con le varie startup di Y Combinator avevano fatto la storia ed era famoso per essere uno dei pochi che era riuscito a tenere testa addirittura a Elon Musk.

A inizio 2019, fu implementata la prima versione migliorata del modello GPT, il GPT-2, che venne reso accessibile al pubblico alla fine dello stesso anno. Se pur ancora relegato per lo più agli “addetti ai lavori”, adesso chiunque poteva usare GPT-2 per creare e addestrare programmi di intelligenza artificiale. Era già uno dei migliori modelli del settore, tuttavia ancora non spiccava in modo eclatante sugli altri presenti sul mercato. C’era ancora tanto da fare.

Il modello dell’anno successivo, il GPT-3, fu un gigantesco upgrade. Era avanti anni luce rispetto agli altri prototipi esistenti. Era estremamente avanzato, consentiva sia di generare risposte testuali logiche, coerenti e fluide, sia immagini e file audio elaborati in modo incredibile.

Per ora, però, a rimanerne colpiti erano soprattutto gli “smanettoni” esperti, non ancora il grande pubblico. Ora che aveva creato un modello efficace come il GPT-3, Sam Altman decise che era il momento di fare un passo decisivo: usare il loro modello per creare nuovi programmi basati sull'intelligenza artificiale. E non perse tempo.

A gennaio 2021 venne presentato DALL-E, un sistema di AI in grado di creare immagini a partire da un semplice comando testuale. Tale comando (prompt) poteva essere scritto in modo naturale, senza bisogno di usare codici o linguaggi di programmazione. Una cosa mai vista prima! Prima di poterlo lanciare sul mercato, però, ci voleva ancora del tempo, bisognava “addestrare” il programma e capire come evitare potenziali rischi legali legati al fatto che per l'addestramento serviva anche utilizzare contenuti protetti dal copyright.

Ma ormai si era a un passo dalla rivoluzione globale. Sam e il suo team lavorarono sodo, e, il 30 novembre del 2022, dopo aver implementato InstructGPT, una serie di modelli di addestramento per Intelligenze Artificiali, basati su GPT-3, ma molto più efficaci, diedero in pasto al mondo intero sia DALL-E, che la versione più recente di quel progettino a cui si stava lavorando già da qualche anno e che sarà il cavallo di battaglia di OpenAI: ChatGPT-3.5.

Adesso l’Intelligenza Artificiale non era più materia esclusiva per Nerd e Sviluppatori informatici; ChatGPT era alla portata di tutti. Il sogno iniziale che sette anni prima aveva riunito alcune delle menti più visionarie e geniali del pianeta, sotto la guida esperta e determinata di Sam Altman, era diventato realtà!

Il livello di ChatGPT-3.5 era senza precedenti: riusciva a imitare in modo impressionante il linguaggio umano, generava grafici e tabelle e faceva moltissime altre cose con lo stesso stile di una persona vera, ma in pochissimi istanti. Ma la cosa più sorprendente era che più veniva usata, più imparava a fare cose! La versione successiva, poi, ChatGPT-4, lanciata a pagamento a inizio 2023, era addirittura più avanzata e precisa della precedente (che nel frattempo, però, restava gratuita per tutti).

In questo momento storico, OpenAI stava riscuotendo un successo gigantesco, sia tra gli addetti ai lavori che tra il grande pubblico. Il nome di Sam Altman sembrava ormai echeggiare nell’olimpo dei grandi imprenditori del mercato tecnologico insieme ai vari Steve Jobs e Bill Gates e compagnia bella.

Lei è Licenziato! Hemm… stavamo scherzando!

Nel novembre 2023, nonostante gli enormi traguardi raggiunti, Sam Altman si trovò ad affrontare un periodo turbolento. A sorpresa di molti, il consiglio di amministrazione di OpenAI decise di sollevarlo dall'incarico di CEO adducendo come motivazione principale una presunta mancanza di chiarezza nella comunicazione tra Altman, il consiglio stesso e gli azionisti. Questa giustificazione, tuttavia, fu percepita come piuttosto vaga e non soddisfacente da molti, in particolare dai dipendenti di OpenAI che avevano grande stima dell’ormai ex Amministratore Delegato e principale fondatore dell’azienda.

La vaghezza della giustificazione del CdA contribuì a scatenare una forte reazione interna all'azienda, con numerosi dipendenti che minacciarono di dimettersi se Altman non fosse stato reintegrato. Alcuni arrivarono a chiedere le dimissioni; tra questi c’era Greg brockman, uno dei co-fondatori più strettamente legati a Sam.

Microsoft fiutò un’opportunità e approfittò subito per offrire sia ad Altman che a Brockman dei ruoli di leadership nel proprio dipartimento di intelligenza artificiale. Altman accettò l'offerta e la cosa fece scattare un allarme in casa OpenAi che, temendo una massiva fuga di talenti verso altre grandi aziende tech, pensò bene di tornare sui suoi passi e reintegrò sia Altman come CEO che Brockman come consigliere. Molti membri del CdA, a seguito di questo ripensamento, si dimisero in segno di protesta. Tuttavia, Altman aveva vinto. 😎

Ora che era di nuovo al timone di OpenAi, Altman poteva annunciare un progetto rivoluzionario, il suo nuovo sogno mira a superare persino il successo di ChatGPT e si basa su una visione che sembra prendere ispirazione direttamente dalla fantascienza: la creazione di un'intelligenzaartificialecompleta, capace di replicare tutte le funzioni cognitive umane, senza alcuna esclusione.

Questo ambizioso progetto è ancora in cantiere, ma richiede investimenti stellari, come mai se ne sono visti prima, stimati tra 5.000 e 7.000 miliardi di dollari. Resta da vedere se un investimento di tale portata, che sarebbe il più ingente mai registrato nella storia dell’umanità, possa davvero mai essere perpetrato; ma da un visionario risoluto come Sam Altman c’è da aspettarsi di tutto!

Cosa possiamo imparare da Sam Altman

La storia di Sam Altman è un esempio illuminante per tutti noi. La sua capacità di affrontare le sfide, la determinazione nel perseguire i suoi obiettivi e la visione di un futuro migliore, sono lezioni preziose per ogni imprenditore. Altman ci insegna l'importanza di essere audaci, di non aver paura di abbandonare le strade sicure per esplorare nuove opportunità che la gente comune non è nemmeno in grado di immaginare.

Altman oggi, a meno di 40 anni, possiede un patrimonio stimato attorno ai 2 miliardi di dollari che sembra destinato a crescere in modo esponenziale. Ma per arrivare a questo ha puntato al di là delle tradizionali fonti di profitto: ha puntato a cambiare il mondo, ha puntato ad offrire a tutti nuovi strumenti per facilitare la vita e il lavoro. Sam Altman ha concepito un nuovo modo di guardare alla tecnologia e ha puntato la sua rotta verso un futuro pieno di nuovi affascinanti orizzonti da superare ed esplorare. La sua fortuna finanziaria è la naturale conseguenza dell’essere qualcosa di molto più che un semplice “uomo d’affari”: Sam Altman è un pioniere.

Continuiamo a imparare dai grandi innovatori come Altman, poiché sono loro a spingerci a superare i nostri limiti e a esplorare nuove possibilità cercandole laddove nessuno ha mai pensato di cercarle.

La storia di oggi finisce qui (per adesso almeno). Se questo viaggio nella vita di Sam Altman ti è piaciuto e ti ha ispirato, ti invitiamo a leggere anche i capitoli precedenti della nostra rubrica “Storie di Grandi Imprenditori”:

Alla prossima!

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